Verto Group e l’Unità d’Italia

Verto Group e l’Unità d’Italia

pubblicato in News

da il 16 marzo 2011

Verto Group festeggia a suo modo questa data fondamentale per il nostro paese facendo un breve excursus sulla lingua italiana come collante dell’identità nazionale.

Se tra il ‘500 e l’800 la lingua scritta e parlata, l’italiano, coincide con il fiorentino storico è pur vero che il nuovo Stato unitario nasce senza una lingua parlata comune, ma frammentata nella realtà dei dialetti e degli usi linguistici locali. Complice l’analfabetismo e una scolarizzazione limitatissima e disomogenea, si imponeva la necessità di proporre provvedimenti e modi per omogeneizzare su scala nazionale la lingua italiana (parlata e scritta). Se il Manzoni sosteneva il dialetto fiorentino delle classi colte, Isaia Ascoli parlava di una lingua non rigorosamente fiorentina, ma in grado di inglobare forme espressive entrate nell’uso indipendentemente dalla loro provenienza geografica.
La storia ha dato ragione piuttosto ad Ascoli che a Manzoni.

La lingua italiana che si è affermata e che oggi usiamo, infatti, è una lingua mista e ricca di apporti diversi che non si è imposta per decreto ministeriale. Secondo le stime del linguista Tullio De Mauro, al momento dell’Unità nazionale (1861) solo il 2,5% della popolazione (toscani compresi) era in grado di usare l’italiano. Spinte decisive per contribuire all’unificazione del paese dal punto di vista linguistico, e a superare i dialetti non senza difficoltà, sono stati grandi fenomeni di modernizzazione quali: il servizio militare obbligatorio, la burocrazia, la scuola, l’informazione stampata, e – in maniera ancora più incisiva – la radio e la televisione.

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