Niente interprete per la D’Urso
Non abbiamo potuto farne a meno. Era necessario che anche noi di Verto Group si dicesse qualcosa a proposito del pessimo trattamento che si riserva alla professionalità degli interpreti. Solo qualche giorno fa, la D’Urso nazionale (Barbara, n.d.a.), ha condotto (?) un’intervista imbarazzata e imbarazzante a Camille Lacour, campione di nuoto francese, da sola e senza interprete. Troppo caro, secondo la D’Urso, per Mediaset! La solita trovata pubblicitaria oppure, come spesso accade nel nostro settore, non si riesce a dare il giusto riconoscimento ad una attività professionale? Ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo godetevi il teatrino qui.
Ora, passi che la D’Urso non conosca il francese, e neanche l’inglese, a quanto pare, e ci può stare, o comunque non lo conosca a tal punto da poter tradurre in consecutiva quello che il bel nuotatore d’Oltralpe diceva, francamente, però, fa pensare che un’azienda della dimensione di Mediaset non voglia riconoscere il giusto budget ad un interprete professionista.
Come sempre, l’Italia dà il peggio di sé. Con buona pace, più o meno, di chi quel lavoro lo fa con professionalità, sudore e competenza. Ma che importa? Basta capirsi…
Vi lascio con un post un po’ più colorito del mio a firma di Giulia Galeano di Torre di Babel.
“Già l’italiano lascia a desiderare. “E’ davvero super-bellissimissimo”, effettivamente, doveva subito fugare ogni dubbio, se ce n’erano: Barbara d’Urso avrebbe onorato la presenza del campione mondiale di nuoto, Camille Lacourt con un’intervista degna del miglior Cioé.
Poco importano gli onori dello sport, Camille, per Canale 5, è “Bello e possibile” e pertanto può essere usato come sex toy.
Ora, il giocattolino non ha l’opzione lingua inglese installata, peccato, perché Barbara è bilingue – quasi come la Canalis– e sarebbe stata una bellissima occasione per far fare all’intervista un salto di qualità.
Camille-il-bello-e-possibile è francese e parla solo ffronscesé. Il traduttore, lui, non è venuto in aiuto a Canale 5 e deve aver chiesto un compenso astronomico tale da far pensare alle reti Mediaset che fosse giunta l’ora di fare qualche taglio (tanto valeva non invitare nessuno, allora? Mah..). E quindi niente traduttore. E meno male, perché sennò avremmo dovuto attendere un comunicato stampa per sapere tutti i dettagli di questa memorabile intervista dursiana. Chissà se anche l’interprete ha chiesto cifre esorbitanti, non è dato saperlo.
Fatte queste premesse, Barbara ha sfoggiato una capacità impressionante di prendere in giro l’intera popolazione francofona e leggere le (poche) domande (essenziali) che un linguista specializzato in lingue romanze le aveva preparato. Alla domanda “Ti ha fatto piacere essere considerato il più bello delle Olimpi… Olimpié… Olimp(xxx)?” il povero Camille ha pure cercato di dare una risposta sensata: decisamente troppo per il pubblico medio di Barbara, che si é sentita in obbligo di abbassare ulteriormente il livello, sbattere ancora di più le ciglia e sbavare sul fratellino del campione olimpico. Poi, chissà, un cenno dalle retrovie l’ha spinta a tentare la risalita. Ammette di aver giocato e che, dato che è piccolo e sarà presto padre, Camille Lacourt è per lei un bambolotto di plastica, certo, una versione avanzata di Sbrodolino figo, ma pur sempre un giocattolo.
Il tutto, senza che il povero Camille capisse un’acca di quello che stava accadendo attorno a lui. Mi viene in mente il racconto dell’interpretazione televisiva fatto dall’interprete Paolo Noseda in cui era stato messo l’accento sull’importanza di permettere agli ospiti stranieri di capire il più possibile il contesto in cui sarebbero stati catapultati. Mi chiedo se qualcuno si sia degnato di spiegare a Camille che sarebbe stato additato, deriso, preso in giro e desiderato senza pudore per una buona decina di minuti e che ciò che aveva da dire era perfettamente indifferente ai più.
Dopo lunga riflessione, Torredibabel ha deciso di non pubblicare l’unico link all’intervista disponibile per il momento. Il link rimanda infatti al sito Mediaset e non vorremmo che il rinnovato traffico di visitatori lasci intendere che l’exploit linguistico sia da ripetere…”
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