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La lingua colora il mondo.
Segnaliamo oggi il libro La lingua colora il mondo , edito da Bollati Boringhieri.
Lo sapevate, ad esempio, che esiste una lingua in cui mentire è difficilissimo o un’altra in cui non vi sono espressioni spaziali assimilabili ai nostri concetti di destra, sinistra, davanti e dietro?
Queste e altre curiosità nel libro di Guy Deutscher, linguista israeliano e docente presso l’università di Manchester.
“L’idioma di una nazione – così ci viene spesso detto – riflette la sua cultura, la sua psiche e le sue modalità di pensiero. Le popolazioni che vivono nei climi tropicali, così corrive, lasciano per strada le consonanti, mentre il tedesco, così metodico, è un veicolo ideale per formulare con precisione i concetti filosofici. Nelle impervie intonazioni del norvegese si coglie l’eco dei fiordi scoscesi, il francese è la lingua romantica par excellence, l’inglese è un idioma adattabile, e… l’italiano, ah, l’italiano!”. Il dibattito sulla lingua è antico. Dopo decine di anni di confronti e dispute i linguisti sono oggi quasi unanimi nel dire che tutte le lingue sono fondamentalmente simili e pertanto incapaci di filtrare in modo differente la percezione del mondo. La capacità di parlare e di usare sintassi e grammatica è iscritta nel nostro DNA e certe fantasticherie sull’influenza della lingua madre nel nostro modo di pensare sono ormai cadute nel dimenticatoio. Ma ne siamo sicuri? Guy Deutscher sostiene il contrario. Attraverso l’analisi dei termini usati per indicare i colori nelle lingue più disparate, o attraverso i termini di orientamento spaziale usati in lontane tribù, “La lingua colora il mondo” ci insegna che forse, dopo tutto, la lingua che parliamo può avere un’influenza molto marcata sulle nostre percezioni. Con esempi che spaziano da Omero a Darwin, dall’Amazzonia all’Australia, dal Talmud alla letteratura russa…
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