“I suffer from cervicale”
Non sorprenda l’assenza di traduzione per il termine “cervicale”. L’autrice dell’articolo pubblicato sul sito della BBC, Dany Mitzman, giornalista free lance da dieci anni in Italia, racconta della variegata conoscenza italica su malanni e anatomia umana, talmente approfondita da non avere traduzione in lingua inglese!
Se gli italiani parlano dettagliatamente (leggi: si lamentanto) di dolori allo stomaco, all’intestino o al fegato, destreggiandosi tra coliche o colite, gli inglesi se la cavano con un generico “mal di pancia”. Per non parlare della “cervicale”(che nel caso di vertebra cervicale si traduce “cervical” ma come disturbo non è traducibile dai sudditi di sua maestà), male che affligge la maggior parte della popolazione che tenta, spesso invano, di difendersi da pericolosissimi “colpi d’aria” (hit of air) per evitare i quali fino ad aprile si indossa la fantozziana “maglia della salute” (a shirt of health).
Suggerisce la Mitzman, forse la robustezza fisica degli inglesi si può spiegare in virtù dell’assenza di nomi per definire certi malanni? Se non è possibile assegnare il nome, non si può soffrirne! Oppure dipende da una mancata conoscenza enciclopedica dell’anatomia umana? Se non si sa dove si trova, non può farti del male! O ancora, da impostazioni culturali proprie del galateo? Se si chiede agli inglesi come stanno, non possono che rispondere con un laconico “Bene, grazie!”
E se poi il malanno irrompe? Debolezza e gambe pesanti dopo una nottata senza sonno potrebbero essere, agli occhi della vicina, i sintomi dell’influenza intestinale che dura quarantotto ore, come ha detto il dottore. Tu, però, sei inglese, non preoccuparti. Durerà solo ventiquattro ore!
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