Traduttori nel bunker per l’ “Inferno” di Dan Brown
Dan Brown, La parola ai traduttori di «Inferno»
La versione online di TV Sorrisi e Canzoni ci regala un reportage dettagliato e un’intervista agli undici traduttori di diverse nazionalità che hanno trascorso due mesi in un “bunker” della Mondadori per preparare l’opera che uscirà in contemporanea il 14 maggio in inglese, francese, tedesco, spagnolo, catalano, italiano e portoghese.
Tutti i retroscena del libro più misterioso e atteso del momento.
Ecco alcuni dei passaggi più interessanti:
Tutto inizia il 18 febbraio scorso in un nascondiglio sotterraneo piantonato da due guardie armate. All’interno 11 individui che non parlano la stessa lingua: si sentono frasi in tedesco, francese, portoghese, spagnolo, catalano, italiano. Hanno già ribattezzato il nascondiglio «il bunker». Bunker che, data la segretezza dell’operazione, si trova nell’ultimo posto dove verrebbe in mente di cercarlo. Sotto un edificio frequentato ogni giorno da 400 giornalisti: il palazzo Mondadori alle porte di Milano. Al momento dell’ingresso nel bunker agli 11 viene sequestrato il cellulare e ogni dispositivo per comunicare con l’esterno. Resta loro solo un pass di riconoscimento e qualche sigaretta, se fumano. Fuori c’è il sole. Presto nevicherà, ma il tempo ti interessa poco, se sei costretto a rimanere in un bunker per due mesi, domeniche comprese. Non conta in quante settimane i «reclusi» porteranno a termine la missione. Nessuno di loro può abbandonare definitivamente il bunker prima del 5 aprile. E nessuno di loro il giorno del «rilascio» sarà più la persona di prima.
Tutto è avvenuto sotto gli occhi della security armata, secondo un codice di sicurezza ferreo: nessun documento poteva uscire dal bunker. Nessuna telefonata era ammessa. I computer su cui avvenivano le traduzioni non potevano connettersi a Internet: per le ricerche c’era un terminale a parte, sorvegliato da un membro della sicurezza. Gli 11 non potevano neppure rivelare il motivo per cui si trovavano lì: ognuno di loro aveva una sorta di «alibi», una storia per depistare i curiosi. Ma anche questa non può essere rivelata, neppure oggi che le operazioni di traduzione sono concluse e i documenti cartacei sono stati distrutti (anch’essi, ovviamente, con una procedura assolutamente segreta).
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