Verto Group sostiene la terapia conservativa
Verto Group è un’azienda la cui compagine societaria è in maggioranza femminile così come femminile è la maggior parte dei nostri collaboratori interni ed esterni. Tale peculiarità ci ha portato, quasi per caso, ad occuparci di una tematica molto delicata: la terapia conservativa quale standard terapeutico nel carcinoma della mammella in stadio iniziale.
Contattati dalla Prof.ssa Cynthia Aristei e dalla Dott.ssa Elisabetta Perrucci dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, abbiamo fornito supporto alla redazione di un questionario da somministrare alle donne trattate per il cancro alla mammella.
Il tema ci ha spinto a voler approfondire l’argomento e dar voce, su questo nostro spazio, al lavoro che sul, fronte medico-scientifico e su quello psicologico, si sta facendo per “gestire” uno dei tumori più diffusi.
Ne parliamo con la Prof.ssa Aristei e con la Dott.ssa Perrucci.
VG: La terapia conservativa. Proviamo a darne una definizione
R: La terapia conservativa rappresenta oggi lo standard terapeutico nel carcinoma della mammella in stadio iniziale. Il trattamento locale consiste nella chirurgia limitata alla asportazione, con margine adeguato, della neoplasia seguita dalla radioterapia postoperatoria sulla ghiandola mammaria residua allo scopo di prevenire l’insorgenza di recidiva. Il trattamento conservativo è sovrapponibile in termini di sopravvivenza e recidive locali alla mastectomia e garantisce una migliore qualità di vita soprattutto in termini di immagine corporea sia a breve che a lungo termine. Tuttavia, molte pazienti presentano difficoltà ad effettuare la radioterapia sia perché affette da patologie concomitanti che rendono difficile l’esecuzione del trattamento sia per la lontananza dai centri dove sono disponibili le apparecchiature. C’è da rilevare, inoltre, lo scarso numero dei Centri di Radioterapia sul territorio e l’impossibilità di soddisfare tutte le richieste in tempi adeguati, date le lunghe liste di attesa per il trattamento.
VG: Esistono, quindi, degli scenari alternativi all’irradiazione totale della mammella?
R: Si, dal momento che nell’80%-85% dei casi la recidiva di malattia si sviluppa in stretta vicinanza del letto tumorale e pertanto l’irradiazione della intera mammella potrebbe essere eccessiva per molte pazienti. Nell’ultimo decennio, la ricerca è stata finalizzata a valutare, in sottogruppi selezionati di pazienti, la fattibilità di trattamenti radianti limitati alla sede di insorgenza della neoplasia (irradiazione parziale della mammella) meno time-consuming (radioterapia ipofrazionata) utilizzando dosi singole elevate che consentono quindi di ridurre i tempi di trattamento. Le modalità di irradiazione parziale della mammella sono essenzialmente costituite dall’impiego di radioterapia a fasci esterni (RTE), dalla brachiterapia interstiziale o con mammosite e dalla IORT (radioterapia intraoperatoria).
Accanto a questi vantaggi legati alla irradiazione parziale della mammella, si potrebbe ipotizzare anche una migliore accettazione da parte delle pazienti del trattamento ed un miglioramento nella qualità di vita.
Accanto a questi vantaggi legati alla irradiazione parziale della mammella, si potrebbe ipotizzare anche una migliore accettazione da parte delle pazienti del trattamento ed un miglioramento nella qualità di vita.
VG: Esistono riscontri oggettivi relativamente all’aspetto, tutt’altro che secondario, della qualità della vita delle pazienti trattate con questa metodica?
R: Presso la nostra Struttura la irradiazione parziale della mammella viene effettuata in pazienti selezionate con brachiterapia interstiziale ad alto dose-rate nell’ambito di uno studio prospettico al fine di valutare efficacia e tossicità della metodica. I risultati dello studio, che è tuttora in corso, sono stati recentemente analizzati e sono equivalenti ai migliori pubblicati in letteratura.
Inoltre, per valutare la qualità di vita delle pazienti sottoposte a irradiazione parziale rispetto a quelle trattate con terapia standard è stata effettuata una analisi specifica tramite la somministrazione di un questionario pubblicato in lingua inglese su una rivista scientifica.
VG: Qui siamo intervenuti noi di Verto Group.
R: Esatto, la vostra esperienza e competenza nella traduzione di testi di carattere medico scientifico era ciò di cui avevamo bisogno. La validazione della traduzione italiana e l’asseverazione del questionario è stata, infatti, necessaria per procedere con l’effettuazione dello studio.
VG: In che modo?
R: Abbiamo somministrato il questionario a pazienti trattate con irradiazione parziale e a pazienti sottoposte a irradiazione convenzionale. Dobbiamo anzitutto rilevare che la proposta di partecipazione allo studio è stata accolta favorevolmente da tutte le pazienti proprio per l’aspetto particolare indagato dallo studio stesso.
Lo studio prevedeva la somministrazione di un questionario a risposte chiuse costituito da 10 domande tese a esplorare 3 aspetti della vita delle pazienti: l’immagine corporea, l’ansia per il rischio di ripresa di malattia ed il grado di soddisfazione per il trattamento effettuato. Un altro aspetto, non meno rilevante, preso in considerazione, riguardava il risultato cosmetico che è stato valutato oltre che dalle pazienti anche dal medico osservatore. I dati raccolti sono in corso di elaborazione per l’analisi statistica e saranno oggetto, speriamo, di una prossima pubblicazione su una rivista scientifica.
VG: Fin qui gli aspetti strettamente scientifici. Come ci si sta muovendo per il supporto psicologico delle pazienti?
R: E’ ormai consolidata la consapevolezza della necessità di approcciare il malato in senso globale, al fine di curare non solo la malattia ma la persona nella sua interezza. Per questo, presso la nostra Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica è stato attivato, dal 2001, un servizio di supporto psico-oncologico per pazienti che ne facciano richiesta. Il servizio consiste nella valutazione clinico-psicologica del paziente, nel trattamento psicofarmacologico, nel counseling ed in interventi di psicoterapia gruppo-analitica. Le consulenze sono svolte da una psichiatra-psicoterapeuta con formazione psicoanalitica e vengono effettuate settimanalmente; l’appuntamento, preso presso la segreteria, può essere richiesto dal paziente spontaneamente o dopo colloquio con lo specialista radioterapista oncologo in base alle necessità ed all’eventuale disagio del paziente.
VG: E’ necessario un personale adeguatamente preparato, quindi.
R: Sicuramente. Non a caso alcuni degli specialisti della nostra struttura hanno un background di formazione psico-oncologica intrapresa già da alcuni anni su iniziativa della sezione umbra della SIPO (Società Italiana di Psiconcologia) e successivamente dall’Azienda Ospedaliera attraverso corsi di formazione teorico-esperenziale per gli operatori oncologici. A questo proposito, è da segnalare che nell’esperienza di psicoterapia gruppo-analitica svoltasi dal 2002 al 2009 nella nostra struttura ha partecipato come co-terapeuta un medico radioterapista oncologo con formazione psicooncologica. Inoltre, il personale medico e del comparto, gli specializzandi e il personale volontario partecipano alla supervisione mensile di casi clinici condotta dallo specialista psichiatra-psicoterapeuta responsabile dell’attività di consulenza psicooncologica.
VG: E qual è il riscontro che avete ricevuto dai pazienti?
R: Globalmente si è assistito ad un crescente interesse da parte degli utenti in generale e ad una sempre maggiore richiesta di valutazione specialistica psicooncologica da parte dei pazienti, con una valutazione assai positiva della possibilità di usufruire, accanto alla cura oncologica, anche di un supporto psicologico per gestire le ansie e le problematiche esistenziali legate al vissuto della malattia ed alla esperienza talvolta traumatica delle cure. Tale riscontro positivo si traduce in un miglioramento del rapporto tra medico-paziente che rende più forte l’alleanza terapeutica tra l’operatore ed il malato.
VG: Quindi i pazienti “percepiscono” un’attenzione ai loro bisogni complessivi che va al di là del mero e sterile rapporto paziente-dottore.
R: Questo è sicuramente uno dei nostri obiettivi. Il sostegno e l’attenzione iniziano già nella fase dell’accoglienza all’interno della Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica. Un’accoglienza che quotidianamente viene effettuata dal personale volontario della sezione femminile di Perugia della Croce Rossa Italiana. Le volontarie si alternano giornalmente e gestiscono il percorso dei pazienti secondo gli appuntamenti programmati per le diverse attività di pianificazione terapeutica e di follow-up. Il training del personale è stato effettuato tramite un progetto formativo realizzato in collaborazione con i Responsabili della Qualità e l’Ufficio Formazione aziendali. Da circa un anno è stata inoltre introdotta presso Radioterapia la figura di un counselor che effettua l’accoglienza dei pazienti direttamente in sala d’aspetto e assiste ai colloqui singoli dello psico-oncologo.
VG: Nel nostro primo incontro abbiamo anche parlato della “Rete del Sollievo”. Cerchiamo di capirne di più.
R: Sempre in tema di attenzione ai bisogni complessivi del paziente, nel 2001 è stata istituita, con decreto del presidente del Consiglio, la Giornata nazionale del sollievo promossa dalla Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti insieme al Ministero della Salute ed alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Per convenzione la giornata del sollievo viene celebrata l’ultima domenica di Maggio. Lo scopo della manifestazione è la promozione delle cure palliative e, in particolare, della terapia del dolore, e l’informazione e sensibilizzazione degli operatori sanitari e dei cittadini sull’importanza di promuovere la “cultura del sollievo” ed estendere la consapevolezza che il sollievo non è solo desiderabile, ma anche possibile. Lo scorso anno presso l’ingresso dell’Ospedale Silvestrini si è svolta a Perugia, per iniziativa della Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica, la 1a manifestazione che ha visto coinvolti il personale e i pazienti; sono intervenuti numerosi artisti, volontari, studenti del conservatorio che hanno contribuito al successo dell’iniziativa che verrà ripetuta quest’anno con il benestare dell’Azienda Ospedaliera.
Di seguito il filmato della passata edizione
D: Un ospedale, quindi, sempre più vicino alla dimensione umana del paziente, ma anche un ospedale “certificato” vicino alle donne. Parliamo del “Bollino rosa”
R: Esatto, nel corso del 2009 l’ Azienda Ospedaliera di Perugia ha guadagnato i 3 bollini rosa come ospedale vicino alle donne. A questo traguardo la Struttura Complessa di Radioterapia Oncologica, che peraltro è diretta da una donna, ha contribuito in modo determinante. Da sempre, nell’ambito della specificità femminile, la nostra disciplina è in prima linea poiché la radioterapia oncologica rappresenta un trattamento fondamentale nella cura delle neoplasie mammarie e delle neoplasie ginecologiche, nell’ambito delle strategie terapeutiche integrate in collaborazione con i diversi specialisti. D’altra parte l’impegno al femminile è anche evidenziato dalla nostra partecipazione ai gruppi multidisciplinari per le neoplasie ginecologiche e per la patologia mammaria, quest’ultimo costituitosi ormai da oltre 10 anni. A questo proposito è stato attivato, in ambito aziendale, un gruppo di lavoro multidisciplinare per la definizione del percorso assistenziale della donna con patologia mammaria che ha portato alla elaborazione di un documento definitivo che riassume e illustra, per le utenti, l’iter diagnostico, terapeutico e riabilitativo della paziente all’interno dell’Azienda.
Anche per quanto riguarda l’attività scientifica il nostro gruppo è molto attivo, non solo per la produzione di lavori relativi al trattamento di patologie neoplastiche specificamente femminili, ma anche per l’attivazione di studi sperimentali per la ricerca di nuove modalità di trattamento, meno invasive e time consuming in particolare per i tumori della mammella, come l’irradiazione parziale.
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